RIETI - Schiaffo del giudice all'Asl: quel primario non andava sospeso perchè il suo comportamento non aveva provocato alcun danno. Di conseguenza, provvedimento annullato e azienda sanitaria condannata a pagare le spese. E' l'esito della vertenza tra il responsabile della divisione di Chirugia del de Lellis, Valter Rossi, e l'Asl, decisa da una sentenza della giudice Valentina Cacace la quale, accogliendo il ricorso del medico (assistito dall'avvocato Massimiliano Magnanelli), ha escluso che quanto contestato dall'ufficio procedimenti disciplinare potesse rivestire profili di responsabilità per quanto riguardava le modalità di alcuni ricoveri registrati nel reparto tra aprile 2013 e gennaio 2014.

In sostanza, al primario era stato contestato di aver registrato pazienti accettati in regime di day surgery (degenze per interventi che si concludono in una giornata) ma poi trasferiti in regime di ricovero ordinario per una notte, omettendo la registrazione formale del trasferimento. Violazione procedurale contestata al dottor Rossi che, dal canto suo, aveva fornito ampie giustificazioni del suo operato. Ma l'Asl non le aveva ritenute sufficienti, sospendendo il primario sia dal lavoro per venti giorni che dalla retribuzione. Il tribunale ha bocciato il provvedimento, escludendo la responsabilità oggettiva del medico: è stato dimostrato che egli aveva saputo dei day surgery trasformati in ricoveri (episodio isolato) solo al rientro in ospedale e, comunque, quando i pazienti erano già stati dimessi. Il dirigente, scrive la giudice, «non può essere punito per fatto altrui, perchè la responsabilità disciplinare è personale e soggettiva e richiede la prova del dolo o della colpa».

Bocciata anche la sanzione per l'illecito: non poteva trattarsi di sospensione semmai di censura o una multa da 200 a 500 euro. Insomma, l'Asl intransigente si è invece ritrovata condannata e bacchettata. Della serie, quando la fretta è cattiva consigliera....

Il Messaggero